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Da Ísafjörður ci siamo diretti a sud lungo la F60. Questa è stata la tappa più lunga del viaggio e l'unica percorsa quasi interamente sotto la pioggia. Negli altri giorni è stato possibile cambiare l'itinerario in funzione delle previsioni meteo, molto variabili tra le diverse zone dell'isola; qui, però, il percorso era obbligato. La prima destinazione è stata la cascata di Dynjandi, che cade a ventaglio su più salti da un'altezza di circa 100 metri.
Cascata di Dynjandi
L'itinerario è poi proseguito con la F63 e F62 verso la scogliera di Látrabjarg, il punto più ad ovest dell'Islanda e d'Europa. Una delle sue caratteristiche principali è la spiaggia sabbiosa chiara, contrariamente a quelle nere di origine lavica. Altra caratteristica è la rupe scelta da riparo da numerosissime colonie di uccelli, tra i quali le caratteristiche pulcinella di mare.
La spiaggia e la scogliera di Látrabjarg
Si torna sulla F60 fino ad Eiríksstaðir, il paese dove è stata realizzata una ricostruzione della casa di Erik il Rosso e che ospita anche un museo etnografico sulla cultura vichinga. Erik fu il navigatore che sbarcò in Groenlandia nel 985 e che viene considerato, quindi, lo scopritore del continente americano, prima di Cristoforo Colombo nel 1942.
Ricostruzione della casa di Erik il Rosso ad Eiríksstaðir
Dopo Eiríksstaðir, invece di proseguire con la F60 e la Hringvegur in direzione di Reykjavik, si devia con la F54 lungo la penisola del Snæfellsnes. All'estremità della penisola si sale sul vulcano dello Snæfell, coperto dal ghiacciaio dello Snæfellsjökull. La strada sterrata porta alla base del ghiacciaio, affacciato sul mare e chiazzato da macchie verde smeraldo del ghiaccio che affiora dalla neve.
Vista sul ghiacciaio dello Snæfellsjökull
Continuando con la F54, si torna sullo Hringvegur per raggiungere infine Reykjavik tramite il tunnel Hvalfjarðargöng che taglia il fiordo di Hvalfjörður.